L'allungamento muscolare , un analisi qualitativa : coach Mattia Patruno

L'ALLUNGAMENTO MUSCOLARE, QUALITA' VS QUANTITA'



Nel mondo del fitness e dello sport in generale, negli ultimi anni quando si parla di stretching si tende a descrivere sommariamente un’attività blanda di tipo preventivo/conservativo che serve per scaricare il lavoro fatto durante l’allenamento ed evitare qualche doloretto di troppo, nulla di più.
In ambito universitario e nella maggior parte dei percorsi formativi per trainer o preparatori atletici, il messaggio che arriva è spesso:
-meglio non fare lo stretching passivo/statico prima dell’attività fisica perché risulterebbe deleterio per la stessa in termini di performance , al massimo si potrebbe fare un lavoro di MOBILITA’ ARTICOLARE o addirittura di stretching BALISTICO composto da movimenti complessi che, il più delle volte, superando la reale capacità muscolare del soggetto, lo costringono ad esegue la fase dinamica attuando tutta una serie di COMPENSI SPECIALMENTE NELLA ZONA DEL BACINO, NON SUPPORTATO ADEGUATAMENTE DALL’AZIONE STABILIZZATRICE IN CONTRAZIONE ECCENTRICA DELLA STRUTTURA ADDOMINALE.
In questo caso è facile dire che lo stretching NON SERVE A NULLA.
Ed è proprio l’aspetto QUALITATIVO che viene spesso trascurato.
Spesso mi capita di leggere articoli o pseudo-ricerche dove viene descritto numericamente quanto qualche esercizio di allungamento peggiori drasticamente l’accosciata piuttosto che un salto verticale od uno sprint, ma nessuno ti specifica mai QUALE esercizio di stretching sia stato effettuato , PERCHE’ e soprattutto IN CHE MODO!!!
Altra cosa che si sente dire in giro è che il lavoro di allungamento muscolare è in forte contrasto con lo sviluppo della FORZA MASSIMALE, quel punto il dubbio sale spontaneo quando pensi a gente come Jury Chechi ,Tania Cagnotto o a tutti quei pesisti cinesi ai quali vedi eseguire con maestria spaccate ed acrobazie tipiche della ginnastica artistica.
Qualcosa non quadra.
Il concetto da portarsi a casa è che innanzitutto la mancanza di flessibilità in una struttura muscolare, INIBISCE LO SVILUPPO DELLA FORZA NELLA CATENA OPPOSTA, e che forza e flessibilità devono essere allenati in funzione l’uno dell’altro e non in contrasto, in quanto sono concetti SINERGICI ,come l’acceleratore ed il freno, bisogna solo utilizzarli con le GIUSTE TEMPISTICHE.
Si deve pensare che la mobilità articolare e la forza siano legate dall’ APPLICABILITA’ DELLA FORZA, in quanto l’ampiezza articolare permette L’UTILIZZO DELLA FORZA SVILUPPATA in angoli più consoni per gesti EFFICACI ,BELLI DA VEDERE E SENZA COMPENSAZIONI.
In sostanza quando io vado a fare allungamento altro non faccio che CREARE L’ANGOLO SU CUI ANDRO’ A LAVORARE NELLA FASE DINAMICA.
Oltretutto si parla sempre e solo di mobilità passivo/statica e di fase dinamica perdendo di vista due passaggi intermedi fondamentali di contrazione muscolare:
-la fase ECCENTRICA
-la fase ATTIVA/STATICA.
Infatti l’azione dinamica deve essere supportata da una posizione statica funzionale che, a sua volta, si ottiene QUANDO LA MOBILITA’ ATTIVA/STATICA COINCIDE CON LA MOBILITA’ PASSIVA,
ed è tanto più funzionale quanto più utilizza AMPIEZZE ED ANGOLI VICINI A QUELLI DEL GESTO SPECIFICO DELLO SPORT DI APPARTENENZA.
Poi è ovvio che una ballerina ricercherà sempre ampiezze maggiori rispetto ad un maratoneta , ma è sempre un discorso di ESIGENZE sport-specifiche.
Altra importante differenziazione che andrebbe fatta è quella tra lo stretching per L’AMPIEZZA ARTICOLARE e quella per la TENSIONE NEUROMUSCOLARE, infatti se io lavoro a “catena chiusa” PRONANDO LA CAVIGLIA (dettaglio che non viene mai preso in considerazione), percepirò una scarica fortissima, ma non sarà attivato il riflesso miotatico ed anzi mi sentirò decisamente alleggerito e potrò ,a quel punto, lavorare per l’ampiezza articolare funzionale seguendo le fasi elencate in precedenza.
Questo però è un concetto un po’ più complicato che sarà approfondito, eventualmente, in un successivo articolo.





Una volta compresi ed applicati questi concetti, ha senso concentrarsi sul rilascio miofasciale piuttosto che sull’esercizio di ultimo grido per i rotatori della spalla o su quello per la respirazione etc , altrimenti si rischia di concentrarsi sul dettaglio e si perdono di vista gli ASPETTI FONDAMENTALI DEL LAVORO , cosa che purtroppo avviene già nell’ambiente del fitness in generale.
E’ VINCENZO CANALI , tecnico posturale e preparatore atletico con trentennale esperienza negli sport acrobatici, ad aver studiato,testato ed infine divulgato nei suoi corsi questi concetti, e non solo.
In una sua recente intervista a RADIO DEEJAY alla domanda se l’allungamento andava fatto PRIMA O DOPO l’attività sportiva , risponde cosi:
“LO STRETCHING VA FATTO BENE , NON PRIMA O DOPO , nel senso che quando noi facciamo allungamento non dobbiamo mai allungare un muscolo ma allungare una catena nelle posizioni proprie del bacino e della caviglia, se il bacino ruota avanti, il corpo deve essere carpiato (90 gradi) e se il bacino ruota indietro, il corpo deve essere teso e la caviglia deve essere pronata
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